La pratica collaborativa è un nuovo metodo di lavoro per la  gestione del conflitto grazie al quale è possibile evitare l’avvio di procedimenti contenziosi innanzi ai Tribunali.

Parliamo di un nuovo modello di lavoro che viene utilizzato prevalentemente nelle pratiche di diritto di famiglia, in particolare separazioni e divorzi, ma anche nelle successioni-divisioni ereditarie o nelle materie di diritto societario, nelle quali la personalità, i diversi principi o valori hanno un peso e un ruolo fondamentale, impegnando un mondo emotivo che ha un assoluto bisogno di cura, ascolto e attenzione.

Trattasi di una procedura volontaria e stragiudiziale che permette a tutte le parti coinvolte di mettersi in gioco in prima persona, diventando parte del processo e parte del risultato, in quanto impegnati a trovare la migliore soluzione alle problematiche insorte, elaborando la causa – la motivazione – il fatto che ha compromesso o deteriorato la relazione.

Tutto questo avviene perché nel processo collaborativo c’è un importante lavoro di TEAM composto da diverse figure professionali che all’unisono, in uno scambio multidisciplinare, lavorano per accompagnare e sostenere le parti nella ricerca di un accordo duraturo e soddisfacente alle esigenze di tutti.

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Il principio che accompagna questo nuovo metodo nel mondo è: “nessuna guerra, nessun ferito”

La Pratica Collaborativa  nasce negli anni 90′ negli USA ed in Canada grazie a Stuart Webb (Avvocato di Minneapolis) che ha ricordato e ristabilito il vero ruolo dell’avvocato nell’ambito delle separazioni e divorzi impreziosendolo di quel ruolo sociale di tutela della relazioni. Viene lentamente diffusa in tutto il mondo ed approda in Italia nel 2010 con l’associazione italiana avvocati diritto collaborativo (AIADC) ed  è considerata sia dai clienti che dai professionisti coinvolti, il miglior metodo per la risoluzione dei conflitti.